Distacco fisico e attaccamento emotivo
In un momento in cui il distacco fisico alimenta l’attaccamento emotivo, nella ricerca di una ricollocazione di sé stessi in una nuova dimensione di tempo e spazio, obbligato dalla emergenza coronavirus, ripropongo, a chi aveva già seguito i miei percorsi e a chi oggi potrebbe esserne incuriosito e trovarne utilità, il modello delle posizioni di vita che ci permette di osservare noi stessi nelle relazioni con gli altri che, innanzi a difficoltà logistiche di tale portata, necessitano di grande consapevolezza nella gestione organizzativa ed emozionale.
Se è vero che la nostra storia la scriviamo da bambini in funzione delle relazioni che si instaurano con le figure di attaccamento, sviluppando sistemi di sopravvivenza e adattamento, in quell’epoca avremo anche fissato un modo di percepire sistematicamente l’ambiente, che si protrae nell’età adulta, e così l’OK Corral, ideato da Franklin Ernst, raffigura in modo essenziale le posizioni di vita o posizioni esistenziali.
Posizioni di vita
Si tratta di quell’insieme di atteggiamenti e convinzioni che ciascuna persona assume rispetto al valore che percepisce di sé stessa e degli altri.
E’ interessante osservare come il soggetto “IO” faccia riferimento a ciò che crediamo rispetto a noi stessi, mentre il “TU” si riferisca a qualsiasi altro soggetto con il quale interagiamo, fosse anche un gruppo, un sistema, il mondo o l’intero universo.
Il “sono” rappresenta la nostra vera essenza e non il nostro fare, il nostro agire. Quindi non cosa faccio io o gli altri, ma chi sono io e chi sono gli altri.
Il Concetto di “OK” rappresenta il valore che noi diamo a noi stessi e a ciò che ci circonda rispetto a quanto ci sentiamo accettati e amati, ovvero “Io vado bene così come sono” a prescindere da ciò che metto in atto tramite scelte, azioni e comportamenti.
E’ importante sottolineare che si tratta di ciò che noi sentiamo dentro noi, nel rapporto con noi stessi, che ci pone in una posizione piuttosto che un’altra, benché la realtà possa essere assolutamente diversa. Ma è la nostra realtà che conta, quella in cui mettiamo in atto comportamenti che potrebbero risultare non adeguati al qui-e-ora, laddove un particolare stimolo può aver rievocato una situazione infantile (elastico) e abbiamo reagito come se fossimo lì, in un’epoca remota.
Il copione di vita
La nostra posizione di vita può essere suscettibile di cambiamento a seconda dell’ambito in cui interagiamo, vuoi che sia la famiglia, la coppia, il lavoro, gli amici, tenderemo ad avere una affezione particolare verso una posizione, che poi è quella che meglio ci rappresenta, che cioè esprime appieno i contenuti del nostro copione di vita, della storia che avremo scritto per noi.
Possiamo dunque dire che è probabile che nelle varie aree della nostra vita possiamo assumere una posizione positiva (io sono ok, tu sei ok), riconoscendo il valore esistenziale di ciascun membro della relazione, mentre potremmo avere anche solo un’area in cui tendenzialmente assumiamo una posizione non troppo favorevole, la conoscenza del nostro copione potrebbe svelare tanti misteri.
La posizione “Io sono Ok, tu sei OK” definisce la nostra collocazione sana all’interno di noi stessi e nei confronti dell’altro. Ciò non può in alcun modo essere condizionato da errori che inevitabilmente faremo nel nostro vivere, ma ci darà la possibilità di osservarci e correggerci ove necessario, ma non farà di noi una persona di minor valore rispetto ad un’altra solo perchè avremo disatteso le aspettative. Perché è nel confronto con gli altri, da sempre, che impariamo a conoscerci, a crescere e a migliorarci, ad evolverci.
Dignità ed equità
E qui parliamo di dignità, di consapevolezza della nostra esistenza in quanto esseri umani assolutamente perfetti nelle nostre imperfezioni. L’accettazione di sé conduce all’accettazione dell’altro e questo ci pone in una dimensione di valori assoluti condivisi, ma anche di valori soggettivi che sono degni di avere il proprio spazio espressivo.
Penso che sarebbe utile riflettere su di noi e sui valori che percepiamo in questo momento e che inevitabilmente ci pongono in una dimensione di equità, di pari dignità innanzi a qualcosa verso la quale è necessario attivare le proprie risorse, ciascuno per quello che può e che sente, ma tutti con lo stesso obiettivo.
Possiamo riscrivere la nostra storia
Cambiano le prospettive, cambiano i punti di osservazione, qualcuno la percepisce in modo negativo, nella accezione catastrofica, è potrà sentirsi impotente di fronte a questa guerra “invisibile” (io non sono OK, tu non sei OK), ma c’è chi ne attribuirà un significato diverso, coglierà l’opportunità di confrontarsi con se stesso e con chi gli sta accanto, che sia nelle corsie degli ospedali o in un isolamento tra quattro mura, attribuendo il vero significato al “qui e ora”, perché è innegabile, siamo tutti qui, nello stesso posto e nello stesso momento in una attesa che può restituirci il tempo di sentirci “OK” e riscrivere una nuova storia.
Angela Varriale